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Roccia

Ritorno al Sella

La preparazione purtroppIMG_20150829_100833o non è quella che avrei voluto avere ma, non c’è molto da pretendere, la forma fisica non si improvvisa dalla sera alla mattina!

Problemi di cuore (dicono) e di respirazione (dispnea ma, chissà da quanto tempo era latente!…) hanno compromesso la mia crescita primaverile compromessa anche da uno stop forzato di due mesi.

Già con la scuola di alpinismo ho dovuto verificare il livello piuttosto basso del mio ritmo di progressione!

Ma io non mi do mai per vinto e nella mia testa ronza ancora l’idea di salire il Cervino nell’anno del 150° anniversario della sua prima salita! Decido quindi di fare un test, anche se non significativo dal punto di vista della completezza del percorso, salendo la via normale del Sassolungo. Niente di trascendentale ma comunque con uno sviluppo interessante, difficoltà non troppo elevate ma che richiedono senso di orientamento e un po’ di continuità nell’arrampicata su roccia, anche se facile.

Il giovedì lavoro a casa di pala e piccone, non fa caldissimo e me lo concedo! Il venerdì quindi sono costretto a finire alcune cose per la mia attività. Parto quindi tardi e al Passo Sella non posso che arrivarci intorno alle 22. Non ho voglia di dormire in macchina e prima che prenda sonno sono già passate le 24!

Durante la notte pago la stanchezza con i crampi, lotto inoltre con la testa che vuole salire alla forcella Sassolungo mentre il fisico mi dice di fare qualcosa di meno impegnativo. Incomincio a camminare e la gambe mi portano verso la ferrata delle Mesules: la mia prima salita, quella che ha caratterizzato le mie scelte all’età di 14 anni. La ripeto quindi, anche se l’avevo già risalita anni fa, dopo 47 anni!

Sono all’attacco da solo ed incontro un ragazzo (ho scoperto dopo la sua età: 40 anni) che dall’aspetto a dalla circospezione lo faceva giovane e titubante sulla scelta di salire o meno.

Verificato gli obiettivi comuni decidiamo di salire insieme con una mia premessa: che sopporti i miei ritmi (lui credeva eccessivi mente io intendevo lenti: non credevo di essere alla sua altezza bensì molto più lento!).

Pur non essendo evidentemente allenato, riesco a mantenere un buon passo. Claudio (questo il suo nome), non troppo padrone della tecnica di ferrata, procede un po’ più lento di me. Verifico comunque che è prudente e attento alle manovre corrette e quindi sono tranquillo; del resto è un tipo forte e non ha problemi a salire! Scoprirò dopo che anche lui è un ex atleta (ha corso i campionati europei nei 400 piani: quindi un velocista, alla corte di Vittori, allenatore niente meno che di Mennea!). Ora, dopo l’attività sportiva e la campagna in Afganistan, fa il Carabiniere.

Procediamo comunque speditamente fino al pianoro sommitale superando anche un gruppo del quale fa parte Paolo che poi deciderà di aggregarsi a noi nel proseguimento dell’escursione infatti, ho manifestato il desiderio di salire fino al Piz Boe e la scelta è stata condivisa da entrambi.

È stata una giornata stupenda, sia per i compagni che per il tempo e per le emozioni provate. Ho fatto anche una chiacchierata col gestore del rif. Boè col quale ho scoperto conoscenze comuni di alpinisti e guide: da De Francesc a Detassis, dal Gueret al Maestri oltre alle nuove leve, ormai non più “nuove”.

Ho apprezzato anche il piacere della compagnia durante l’arrampicata, cosa che da tempo ormai non avevo occasione di sperimentare e la gioia di condividere un’esperienza simile, compreso la gratificazione dei miei compagni che, sia pur giovani e non esperti in quel tipo di salite, si sono trovati bene con me.

Fiorenzo

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    Libero Professionista. Mi occupo da decenni di sicurezza sui luoghi di lavoro (D.lgs 81/08) e altro. Appassionato di montagna (ho insegnato alpinismo nelle scuole del CAI come Istruttore Sezionale, Regionale e Nazionale). Sono iscritto alla SAT (sez CAI).

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