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Montagna

Ultima Presanella

Quante volte avrò salito la Cima Presanella? 15, 20 volte? A dir la verità non le ho contate, forse dovrei cercare diari, relazioni, ricordi…

Ma che importa? Ho deciso di arrivarci per l’ennesima volta! Ormai sono un po’ di anni che non ci salgo e mi avrebbe fatto piacere farlo nell’anno del mio cinquantesimo anniversario di alpinismo!

Chiamo l’amico Egidio e prenoto! Meglio farlo visto che l’ultima volta ho dovuto dormire nel ripostiglio!

La sera del 4 agosto sono in rifugio pronto a godermi la solita, classica serata in rifugio. Prima del rifugio, durante la salita, incontro tre ragazze molto diverse tra loro, sia fisicamente che di estrazione, intenzionate a passare la notte in quota e godersi l’alba di buona mattina. Una magrissima (la più veloce), una grassottella e una nella media; tutte studenti ma di provenienza e facoltà diverse! Erano le uniche, presenti la sera in rifugio, che all’indomani non sarebbero salite in vetta.

Immaginate quindi quante persone sarebbero salite il giorno dopo infatti, non intenzionato ad alzarmi prima di loro per fuggire ma, nemmeno ritrovarmi imbottigliato sul passo del Monte Nero, faccio presente ad Egidio che se ci fosse stato un “ingorgo” sarei ritornato presto! Decido quindi di partire intorno alle 6 quando già albeggiava e tutti quanti erano partiti già da una buon’ora.

Per un’ora infatti non ho incontrato nessuno poi, i primi ritardatari.

Dalla mia posizione, ormai prossima all’attacco delle vedretta del monte nero (ormai quasi sparita, sepolta da numerosi detriti), li potevo vedere tutti quanti  lungo il percorso, iniziando dal gruppo di tedeschi, che la sera prima avevano abbondantemente sbevazzato ma, nonostante questa abitudine reggevano bene il ritmo, fino ad una copia di fidanzati e una famigliola che successivamente avrebbero rinunciato.

Faceva parte della comitiva anche un tipo che proveniva dalla Valtellina e non era mai stato in questa zona. Era abituato però, vista la provenienza e frequentazione, a terreni simili ed era decisamente molto allenato. Mi raccontò infatti di sue salite alpinistiche e sci alpinistiche che soleva effettuare con un suo amico svizzero sulle montagne della sua zona e delle Alpi Occidentali. Mi raccontò anche di un suo triste vissuto accadutogli durante una gita scialpinistica e per l’ennesima volta mi ha ricondotto a realtà che già ho avuto modo di conoscere: sicurezza e prevenzione a costo di rinunciare!

Tra i avventure vissute che andavamo snocciolando, sia io (abbastanza scarni) che lui, mi raccontava di una sua intenzione a percorrere una cresta su due 4000 per la quale ha assoldato una guida.

Evidentemente se lo poteva permettere e faceva bene ma, al pensiero di che cosa avrebbe speso! Mi sarei potuto concedere almeno cinque 4000!

Questo individuo si è trovato davanti alla comitiva e avendo una vecchia relazione ha sbagliato percorso perdendo almeno una mezzora! La sua preparazione però gli ha consentito di recuperare a scendere con abbondante anticipo rispetto a tutti gli altri. Purtroppo ho cercato di seguirlo e mantenere il passo ma non ci sono riuscito, forse se riuscissi ad allenarmi un po’ di più! …non posso lamentarmi però, tutti gli altri sono arrivati in netto ritardo rispetto a noi!

Raggiunta la base della ferrata del passo del M. Nero (lato Est) ho deciso di prendermela un po’ più comoda, era inutile forzare, rischiavo di scoppiare, vista la fatica che già mi stava assalendo.

Dopo poco però alcuni mi hanno lasciato passare, altri lo hanno fatto dopo, evidentemente ero più veloce ed esperto di loro e quindi preferivano lasciarmi andare, contrariamente al farmi involontariamente da tappo.

Giunto alla sella (passo del Monte Nero) guardando verso Ovest mi è sembrato di aver sbagliato qualcosa! Già sotto la ferrata avrei dovuto trovare una abbondante vedretta, visto anche le copiose nevicate invernali! Invece non solo la poca rimasta era ormai totalmente ricoperta da sfasciumi ma, non si vedeva più un filo di neve! Che tristezza! …ed io che avevo portato piccozza e ramponi!

Ricordo che le prime salite che ho effettuato provenendo da nord, mi consentivano di scendere velocemente su pendii nevosi fino poco sotto il passo del monte nero dal quale tramite alcune roccette si arrivava alla sottostante vedretta per poi proseguire su altro pendio di neve fino a ridosso del crinale adducente al rifugio!

Ora tutto è sparito, tutto è cambiato, massi, massi e altri massi! Tracce di frane e smottamenti costanti, blocchi che si muovono appena ci metti un piede, percorso tortuoso e che varia ad ogni spostamento o ulteriore scioglimento di neve!

La sensazione che provo quando vado per monti e dopo essere tornato a casa rimane forte e nulla mi terrebbe a valle ma però, vedere tutto questo sconvolgimento a distanza di pochi anni (già 5-6 anni fa si potevano trovare condizioni migliori) mi mette tristezza nell’anima e se poi penso che buona parte di tutto questo è causa nostra, mi rattristo ancora di più!

Ma, dopo un attimo di sbandamento e disceso sulla pietraia, rieccomi a risalire il pendio, scavalcare blocchi, percorrere ferrate che anni fa era assurdo pensarne la presenza… dopo vari superamenti, giungo in vetta alle spalle del gruppone più grosso, nonostante i numerosi riposi e una breve ispezione al bivacco Orobica da anni ormai ristrutturato.

Lo spettacolo che mi si presente rasserena la mente e rende il cuore più leggero: di fronte a me l’Adamello con tutte le sue cime satellitari, in particolare il Caré Alto che mostra tutta la sua imponenza! A nord posso vedere il gruppo Ortles Cevedale e Gran Zebrù, più distante il gruppo del Bernina e del Disgrazia! Verso nord nord-est i monti austriaci e verso est il gruppo del Brenta, le Dolomiti più orientali! Fatico a soffermarmici e dopo alcune veloci istantanee mi siedo a bere un po’ di acqua ormai non più fresca e a mangiare un boccone.

Come dicevo oltre alla giusta attrezzatura tecnica (piccozza e ramponi divenuti inutili a causa della mancanza di neve), forte della mia esperienza mi sono tutelato portando con me abbigliamento per alta quota! Pantaloni pesanti e triplo strato non erano in discussione!

La ulteriore novità è stata che sono arrivato in vetta in magliettina leggera a maniche corte e sudando tremendamente a causa dei pantaloni troppo pesanti!

Si parlava di zero termico abbondantemente sopra i 4500 metri! Laddove una volta c’era ghiaccio ora non c’è che una “spiaggia assolata” in quota! Il clima è ormai molto simile!

Dopo due parole con i compagni siamo ripartiti per la discesa ed in breve siamo arrivati al rifugio, sia pur stanco a aiutandomi necessariamente con i bastoncini!

La disidratazione mi ha indotto a recuperare subito liquidi, credo almeno un paio di litri. Dopo qualche minuto una pasta e poi giù felice fino alla macchina.

Ennesima uscita per monti riuscita nel miglior modo possibile!

fiorenzo

Libero Professionista. Mi occupo da decenni di sicurezza sui luoghi di lavoro (D.lgs 81/08) e altro. Appassionato di montagna (ho insegnato alpinismo nelle scuole del CAI come Istruttore Sezionale, Regionale e Nazionale). Sono iscritto alla SAT (sez CAI).

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